“Sciopero delle donne” per fermare la cultura della violenza.

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L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, ha designato il 25 novembre come data in cui celebrare la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e quelle non governative ad organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno. La data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre trenta anni. Le tre donne mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio d’informazione militare e, condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze, furono torturate, massacrate con percosse e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente stradale. L’assassinio delle sorelle Mirabal è ricordato come uno dei più truci della storia dominicana e, nonostante sia avvenuto in un periodo risalente e sotto un regime dittatoriale, non farebbe scalpore se fosse raccontato nelle pagine dei quotidiani al giorno d’oggi, talmente tanta è la sua attualità. Non siamo più colpiti da quello che le cronache ci riportano, sembriamo quasi indifferenti ai delitti commessi nei confronti delle donne: un femminicidio ogni due giorni da anni, senza contare la violenza subita da molte donne, troppe, che trovano la loro vita sconvolta o insidiata da molestie, stalking, percosse, minacce, ricatti, mutilazioni, lesioni permanenti. Violenze perpetrate in nome d’ideologie, valori religiosi o, peggio ancora, dell’amore: uno strano ossimoro che cela una gigantesca mistificazione e che si verifica prevalentemente in famiglia, dove in genere ci si dovrebbe sentire più protette. Si tratta di un agguato letale che neutralizza, spesso per anni, l’istinto vitale della difesa e della tutela verso se stesse. La violenza sulle donne ha ormai i connotati di una guerra in tempo di pace, dove il compagno di strada è, in realtà, un potenziale nemico. Ma di sentir parlare di violenza sulle donne non se ne può più. Le Istituzioni finora hanno fatto ben poco e nonostante le proteste e le denunce degli ultimi anni, il femminicidio è ancora la prima causa di morte delle donne. Il 25 novembre le donne hanno proclamato sciopero, ancora molto simbolico, ma ci saranno situazioni in cui le donne si fermeranno davvero, per poco, ma si fermeranno. Un’iniziativa estrema che in tutto il Paese ha riscosso migliaia di adesioni di donne e uomini che non tollerano più e che chiamano le Istituzioni ad intervenire con azioni concrete di supporto e prevenzione, in primis a livello culturale.

di Michela Iazzetta


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