Premio di qualità al Nero buono di Cori

Premio di qualità al Nero buono di Cori
Condividi

Il Nero Buono di Cori tra passato, presente e futuro. È intorno a questo vitigno autoctono che si concentra la produzione di qualità delle tre principali realtà vitivinicole locali, all’insegna dell’innovazione e nel rispetto delle tradizioni. Un vitigno antico, si narra sia stato portato a Cori duemila anni fa dal console romano Lucio Quinzio Cincinnato, quando i Romani per andare verso sud attraversavano le colline lepine evitando la palude pontina. Tramandata di padre in figlio, la sua coltivazione è difficile, sebbene produca un’uva straordinaria in quantità limitate. Deve fare i conti con le stagioni piovose, l’umidità, il pericolo di muffe e gli attacchi della peronospora. Ma le condizioni pedoclimatiche di Cori favoriscono la difesa della pianta i cui studi ne hanno confermato le grandi potenzialità. La prima a credere nel Nero Buono, a vinificarlo in purezza ottenendo un prodotto di elevata qualità, è stata la Cincinnato. Per favorirne la produzione è stato modificato il criterio di pagamento dei soci conferitori, premiando la qualità e il tipo di vitigno anziché la quantità. Marco Carpineti ha chiamato Apolide il suo Nero Buono, per protestare contro la burocrazia europea che vieta di aggiungere in etichetta il nome del paese, Cori. Lo coltiva in tre vigne e la sua idea è creare un marchio per ognuna. La passione per l’agricoltura biologica si riflette anche nella scelta di lavorare la terra con i cavalli al posto del trattore. Una joint venture per svilupparlo e farlo conoscere al mondo. È questa invece l’idea allo studio di Pietra Pinta della famiglia Ferretti, da tre secoli coltivatori di uva ed olive. I vigneti di Nero Buono sono distribuiti su pochi ettari di colline laviche e terreni vulcanici, ad altitudini fra 75 e 300 metri. La raccolta avviene tra la seconda metà di settembre ed ottobre. Il vino viene elevato in barrique per 12 o 24 mesi ed assemblato in vasche d’acciaio prima dell’imbottigliamento. Le bottiglie, da 6000 a 15.000 l’anno, sono molto diverse tra loro, perché il Nero Buono è una fotografia del territorio in cui viene coltivato.


Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *