Opera Prima Teatro presenta: Shakespeare’s Evil

Opera Prima Teatro presenta: Shakespeare’s Evil
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Torna un atteso e ghiotto appuntamento con il teatro shakespeariano, all’interno della rassegna “emergenze e dintorni della scena” curata dalla Compagnia Opera Prima, sabato 29 novembre alle 21 e domenica 30 alle 18, nello spazio teatro di Opera Prima in via dei cappuccini 76 a Latina, in scena Shakespeare è “cattivo” di e con Piero Morelli. L’ingresso è di 10 euro e la prenotazione obbligatoria al 333 368 0593. L’adattamento prende spunto da ben nove testi shakespeariani da cui vengono tratte scene e personaggi in un intreccio mirante ad analizzare motivazioni e psicologia del villain shakespeariano in una a-temporale catabasi che mescola atmosfere dark e fetish a richiami ad un macabro e truculento di pura marca elisabettiana, scandita da una colonna sonora che spazia dal Rinascimento inglese a sonorità rock e a rumoristica elettronica. Dopo avere portato più volte in scena Shakespeare in progetti laboratoriali a carattere monografico e attraverso regie sue e altrui, il regista e attore Piero Morelli torna ad uno Shakespeare ancora una volta affrontato monograficamente, presentato questa volta in una doppia versione, in italiano e in inglese e in una messinscena che unisce, come è tipico nelle sue regie, recitazione, canto, danza e body-art, con un occhio particolarmente attento alle soluzioni costumistiche. Se tradurre un autore in un’altra lingua comporta sempre una violenza, si è cercato di alterare il meno possibile il sapore, il ritmo e l’irruenza della lingua

Piero Morelli Shakespeare's evil
Piero Morelli Shakespeare’s evil

shakesperiana alternando, nella versione in italiano, ad una traduzione molto letterale l’originale, in momenti particolarmente topici del percorso drammaturgico. William Shakespeare ci ha lasciato numerose indimenticabili figure di “cattivi”, manifestando nei confronti dell’analisi dei personaggi negativi un costante interesse nel corso della sua intera produzione drammatica: a partire dal crudele Aaron il moro del macabro Titus Andronicus (1594) e dal deforme e spietato duca di Gloucester nel Richard III (1597), al freddo e cinico ebreo Shylock di The merchant of Venice (1598), per poi giungere alle grandi figure di villains del periodo cosiddetto della maturità, dal risoluto e seduttore Cassio al tyrant Cesare di Julius Caesar (1599) a Claudius, l’usurpatore fratello di Amleto padre in Hamlet (1601), al disumano e vendicativo Jago di Othello (1604) e al machiavellico Angelo di Measure for measure dello stesso anno, al cinico Edmund il bastardo e alle sorelle Goneril e Regan, spietatamente insensibili nei confronti del destino del padre nel King Lear (1606), alla coppia avida di potere di Macbeth e della sua Lady nella cupa tragedia di ambientazione scozzese del Macbeth (1608), al finale approdo ad una nichilistica misantropia del protagonista di Timon of Athens, (1610), per giungere poi agli ambiziosi usurpatori Sebastian e Antonio di The Tempest (1611). Personaggi che, come quasi sempre accade in Shakespeare, non possono essere ricondotti ad una unilaterale interpretazione, ma che si caratterizzano per delle costanti comportamentali quali, fra le altre, malizia congenita, sfrontato orgoglio, desiderio di vendetta e ambizione di potere. Sono innanzitutto personaggi dotati di una fredda e non comune razionalità, acuita da uno stato di emarginazione spesso derivante dalla loro condizione considerata ai margini della società secondo le convenzioni e i pregiudizi dell’epoca (figli illegittimi, deformi, ebrei) che però non scalfisce la loro autostima ma, al contrario, li rende orgogliosi della loro diversità; sono inoltre estremamente intelligenti sottili e ingegnosi nel perseguimento dei loro fini, individualisti al punto tale da non credere in nient’altro che in loro stessi, insensibili al dolore altrui, se non sadicamente gratificati dal provocarne, spiritualmente scettici, se non apertamente e orgogliosamente atei, “attori” per eccellenza in quanto in grado (come il loro creatore) di camuffare il reale e volgerlo al loro cinico fine. Shakespeare li fa molto spesso colloquiare in a-sides, perché vuole che essi siano molto onesti con gli spettatori; si instaura così un personale rapporto di complicità tra il villain e questi ultimi, che vengono a conoscere aspetti del suo essere e del suo agire che sfuggono agli altri personaggi. Utilizzati nelle commedie spesso per rendere più irto di ostacoli l’intreccio destinato a sciogliersi lietamente, sono protagonisti di tragedie della tracotante ambizione di potere, del desiderio di vendetta, dell’esasperato egoismo, insomma del disfrenarsi di un furor dal sapore fortemente senechiano che li conduce all’inevitabile catastrofe. Come afferma Maurice Charney nel suo recente saggio Shakespeare’s villains, “Non sapremo mai perché Shakespeare fu così abile nella creazione dei suoi villains, ma la questione risulta essere molto intrigante”.


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