Le conseguenze del Fallimento delle Banche

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Monte dei Paschi di Siena. Nell’ordine l’ultimo istituto bancario a preoccupare i risparmiatori. Di nuovo i Derivati a causare confusione. E questa volta non è sufficiente l’atteggiamento di fiducia dell’Abi e delle autorità di controllo italiane a tranquillizzarci.

Ci troviamo di fronte l’ennesima “copia di mille riassunti”, con gli organi di controllo, troppo coinvolti con i controllati.

Ma cosa accade quando una banca fallisce? Che fine fanno i soldi dei risparmiatori?

Queste sono le domande che più di tutte le altre ci poniamo.

Partiamo intanto dal presupposto che è estremamente improbabile che una banca fallisca. Evitiamo quindi la cosiddetta “corsa agli sportelli” (bank run), con la preoccupazione che il nostro istituto diventi insolvente, divenendo noi stessi causa del suo fallimento. Il desiderio di prelevare tutti i nostri risparmi renderebbe, infatti, qualsiasi istituto incapace di onorare ai propri impegni di restituzione delle somme depositate, poiché ogni istituto detiene solo parte dei depositi, mentre la restante parte viene o investita o utilizzata per l’espletamento di funzione creditizia.

Come se non bastasse, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, riconosciuto dalla Banca d’Italia e sottoscritto dalle principali banche nazionali, garantisce per tutti i depositi in contanti (si escludono quindi i titoli finanziari) per un massimale di 103.291,00 euro, cifra che raggiunge i 206.582,00 euro se il conto è cointestato ad esempio fra due persone. Il rimborso, ai sensi dell’importante D.L. del 4 Dicembre 1996 n. 659, avverrà entro venti giorni lavorativi dalla liquidazione coatta dei beni della banca fallita.

Pertanto i nostri depositi, sebbene ciò non ci renda particolarmente sereni, restano comunque al sicuro.

E per quanto riguarda i titoli, le azioni, è necessario capire la tipologia di investimento che abbiamo sottoscritto.

Infatti se abbiamo investito in titoli di Stato o in azioni o in obbligazioni di società non coinvolte direttamente nelle sorti della banca fallita, potrebbe accadere che il risparmiatore subisca “soltanto” una perdita percentuale sul valore totale del proprio investimento, e non una perdita globale delle somme investite. La banca presso la quale abbiamo sottoscritto i titoli, infatti, sebbene fallita, è solo un intermediario, un gestore, e pertanto la perdita che subiremo riguarderebbe l’influenza negativa che tale evento causerebbe sull’intero mercato finanziario.

Discorso diverso è certamente quello di titoli obbligazionari e azionari emessi dall’istituto fallito: in tal caso il valore di mercato dei nostri titoli subirebbe una caduta vertiginosa, con la conseguenza d’importanti perdite.

E se abbiamo acceso un mutuo presso la banca fallita? Non facciamoci troppe illusioni sperando che le somme ricevute in prestito non siano reclamate da nessuno: le rate saranno comunque riscosse o dallo Stato o da altri istituti di credito, e saranno utilizzate come risarcimento per coloro i quali hanno subito una perdita derivante dal fallimento della banca.

Dunque, ciò che si raccomanda agli investitori è solo una cosa: bisogna essere consapevoli dell’investimento che si va a sottoscrivere.

Ma come si fa, ad essere consapevoli senza la giusta competenza in un contesto così delicato?

Prima di tutto è necessario capire la nostra propensione al rischio, tenendo presente che maggiore è il rischio e maggiore sarà il tasso di rendimento associato al titolo.

Poi, ci si deve affidare ad una persona che desideri solo far i nostri interessi (ed eventualmente i suoi) ma non quelli di chi specula a danno dei risparmiatori.

Buona fortuna!

 


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