Il beachledgering raccontato da Simone Paniconi

Il beachledgering raccontato da Simone Paniconi
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 Negli anni 80, grazie alle prime competizioni di surfcasting, è nato il beach ledgering che inizialmente era considerato come una specialità del surfcasting. All’inizio il beach ledgering era praticato usando le attrezzature del surfcasting, alle quali però, erano applicati dei travi più leggeri di quelli comunemente usati per la disciplina tradizionale. Con gli anni, la tecnica prese sempre più piede anche grazie agli studi fatti nelle competizioni sia in ambito Nazionale che Estero, le grandi case produttrici cominciarono così a costruire delle canne da pesca adatte solo al beachledgering. Oggi, il beachledgering è diventato un vero e proprio stile di pesca che, grazie alle sue continue evoluzioni e caratteristiche, ha portato tutti gli appassionati di surfcasting ad adottare questa tecnica, soprattutto in condizioni di mare calmo, dove un’attrezzatura più fine fa la differenza. E’ proprio in condizioni di mare calmo o poco mosso che il beachledgering è praticato e, ci consente un grande raggio di azione, da sotto la battigia fino ad arrivare ai 90mt dove molto spesso si trova il frangente. Non essendoci quindi, un’onda su cui lanciare, il pescatore dovrà interpretare il mare. Se vorrà avere maggiori probabilità di successo, dovrà cercare una spiaggia esposta al vento in modo da poter usufruire delle correnti che producono i canaloni dove lanciare. Uno dei vantaggi del beachledgering è che può essere praticata su tutti i tipi di spiaggia da quelli rocciosi a quelli a basso fondale, sia di giorno che di notte, dall’inizio dell’estate all’autunno inoltrato. Per aumentare le probabilità di catturare delle prede di “Taglia”, sarebbe opportuno scegliere delle spiagge a fondale medio alto, con una piccola foce nei paraggi e magari qualche avvallamento di roccia. È bene sapere che, il beachledgering, non ci permetterà di selezionare le prede poiché, praticando una pesca di ricerca con attrezzature molto tecniche, i pesci di piccole dimensioni saranno i primi a cadere nella trappola, il vantaggio del beachledgering è che tutti potranno praticarlo con successo, poiché non servirà una tecnica di lancio ben definita e poi le catture, anche se tutte piccole, saranno molte. Il mercato offre una vasta gamma di attrezzatura da utilizzare nel beachledgering, ma per iniziare sarà bene procurarci un paio di canne da pesca in grado di lanciare dai 20 ai 100 grammi. Le canne dovranno avere un fusto non troppo duro, e comunque dovranno essere in grado di contrastare una buona preda nel caso l’agganciassimo. Le più comuni canne da beachledgering hanno tre vette, che andranno collegate in punta, ognuna di esse dovrà essere in grado di lanciare diverse grammature di peso, dalla più leggera che lancerà 20 grammi fino ad arrivare alla punta che ne lancerà 100. Alle canne vanno abbinati i mulinelli che dovranno essere, rigorosamente trattati per sopportare la salsedine e, di taglia tra un 3000 a un 5500, in grado d’imbobinare fili che oscillano tra lo 0.14 mm e lo 0.28 mm, se pescheremo senza shock leader. Nel caso scegliessimo lo shock leader, questo non dovrà essere molto spesso, uno 0.32 mm ricoprirà tutte le esigenze. I travi dovranno essere molto tecnici, di diametro 0.30 mm e, diversamente dal surfcasting, gli snodi saranno fatti con delle sfere a quattro vie, la loro lunghezza, nella maggior parte dei casi, sarà di 2,20 metri, dovranno essere tutti a tre ami e dovranno avere almeno un terminale con la schiuma galleggiante. I terminali, non dovranno essere più lunghi di 1.5 metri e i loro diametri saranno sottilissimi: da uno 0.11mm a uno 0.18mm cercando di preferire quelli in fluorocarbon. Le esce più impiegate in questa tecnica appartengono tutte alla famiglia dei vermi: il coreano, il bibi, il verme di Rimini, l’Americano e l’arenicola che anche in questa tecnica la fa da padrone, l’ideale sarebbe innescare tutti i vermi con l’apposito ago in modo da poter scegliere ami che non scendano sotto il numero7. Considerando che peschiamo dalla spiaggia non dobbiamo aspettarci catture enormi, le prede prevalenti di questa tecnica sono le mormore, i sugherelli, le boghe, i pagelli e qualche menola. Con un po’ di fortuna magari anche qualche bella orata. Nel prossimo articolo parleremo di una tecnica molto antica e divertente, la pesca con la bolognese.


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