Delitti noir tra i vapori delle terme

Delitti noir tra i vapori delle terme
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Il noir inteso come senso dell’inquietudine, come mistero e come elemento primordiale dei conflitti sociali. Tanto da diventare un piccolo festival, dove si riconoscono premi a chi con la propria attività svolta pone i toni e le sfumature di un colore che non lascia presagire nulla di buono. Così l’associazione De Gasperi e il Comune di Castelforte danno vita alla terza edizione del SuioTerme NoirFestival, cercando di utilizzare cultura e intrattenimento come un veicolo per promuovere il territorio e farlo conoscere oltre gli stretti steccati provinciali. Chi sa che le proprietà delle acque sulfuree di Suio sono tra le migliori d’Italia? In pochi. E questo basta. Comunque per chi è mosso da curiosità sabato 20 settembre nella cornice dell’Hotel Vescine (non a casa in via delle Terme, nella frazione di Suio, comune di Castelforte) verranno premiati personaggi che nel 2014 hanno legato il proprio nome a questo genere, ognuno nel proprio campo. Se la mattina è prevista alle 10.30 l’incontro con gli studenti dell’istituto comprensivo Fusco dal titolo ‘La narrativa come veicolo di promozione turistica’ con gli scrittori Alessandro Vizzino, Pierluigi Felli, Biagio Proietti e Stefano Di Marino, il pomeriggio dalle 18.30 l’attesa premiazione presso il complesso termale Vescine. La giuria, composta dal sindaco di Castelforte Patrizia Gaetano, il Comandante della Polizia Provinciale Pasquale Fusco, l’assessore alla cultura della Provincia di Latina Fabio Bianchi, il presidente dell’associazione De Gasperi Francesco Sessa, più i testimonial Biagio Proietti, regista e scrittore, e Andrea G. Pinketts, scrittore, hanno selezionato i seguenti lavori meritevoli del premio: Roberto Riccardi, colonnello dei Carabinieri e scrittore, sezione narrativa nazionale per il romanzo ‘Venga pure la fine’, Pierluigi Felli, scrittore, sezione narrativa locale per il romanzo ‘Il ritorno del camerata’, Gennaro Francione, magistrato, seziona saggistica per il saggio ‘I delitti dei Beati Padri di Mazzarino’, Stefano Di Marino, scrittore Mondadori, sezione narrativa applicata al territorio per il romanzo ‘Mosaico a tessere di sangue’, Pino Nazio, giornalista Rai (è coautore di celebri trasmissioni nere, tra cui ‘Chi l’ha visto?’), sezione indagine giornalistica per il true crime ‘Il mistero del bosco – L’incredibile storia del delitto di Arce’. Alle 21 il momento conviviale è rappresentato da “Mind Crime Show”, spettacolo dalle tinte noir e crime, dove il pubblico è invitato a partecipare ad esperimenti che riguardano la risoluzione di gialli e delitti e che affrontano in maniera suggestiva e originale temi cari a serie televisive crime come “The Mentalist” e “Lie to Me”.

LE OPERE PREMIATE  E GLI AUTORI

I delitti dei Beati Padri di Mazzarino di Gennaro Francione: è la rielaborazione in chiave millenaristico-medioevale del processo che fece epoca negli anni ’50 e ’60: quello ai frati di Mazzarino, accusati di collusione con la mafia in reati che andavano dalle estorsioni all’omicidio. Chiave di lettura multipla, uso al fulmicotone del tempo reale e del flash back, intrusioni medioevali apocalittiche alla Rodolfo il Glabro fanno del romanzo un’opera fratta, che nasconde sotto apparenti schemi retorici, antiquati, regionali, la forte spinta del romanzo storico-d’appendice in avanguard 2000. Il giudice Gennaro Francione è nato a Torre del Grecoe vive a Roma dove  oggi svolge attività di artista e animatore socio- culturale. E’ romanziere, saggista ma soprattutto  drammaturgo, continuando la tradizione di Ugo Betti (anch’egli giudice), di cui è definito dal Centro Ugo Betti il “naturale erede”. Ha rappresentato in Italia e all’estero sue opere teatrali, vincendo numerosi premi. Fondatore dell’EUGIUS(Unione Europea dei Giudici Scrittori), di cui è Presidente, ha ideato il Movimento Utopista-Antiarte 2000 (www.antiarte.it ), basato sulla Fratellanza del Libero Spirito Antiartistico. E’ stato consulente artistico del Museo del Cinema di Roma e membro del comitato scientifico del Csig (Centro Studi Informatica Giuridica) di Firenze. Gli è stato assegnato il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli anni 1995-1997-2003-2005.

I misteri del bosco: L’incredibile storia del delitto di Arce  di Pino Nazio: Hanno chiesto un mese di proroga gli uomini del Ris che stanno effettuando le comparazioni tra le impronte dattiloscopiche e le tracce di Dna rinvenuti sul corpo di Serena Mollicone e i campioni prelevati a oltre 200 persone entrate nella rosa dei sospettati per la morte l’occultamento di cadavere della diciottenne di Arce. Il capo della procura di Cassino Mario Mercone ha concesso al Ris fino al prossimo 7 gennaio, data in cui si potrà sapere se qualcuno dei prelievi avrà dato esito positivo. “Questa proroga è un buon segno”, ha dichiarato Guglielmo Molicone, il padre di Serena,“vuol dire che gli inquirenti –a distanza di 12 anni- hanno in mano degli elementi che stanno valutando. Questo mese in più servirà sicuramente a mettere insieme altre prove a carico di chi ha ucciso e portato il corpo di Serena nel bosco di Fontecupa”. La storia della studentessa di Arce è così diventata un libro firmato da Pino Nazio. Dopo un’attività di ricerca presso la cattedra di Sociologia della Comunicazione dell’Università degli Studi “La Sapienza”, la consulenza alla comunicazione dell’Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, e gli esordi come giornalista in circuiti radio e tv nazionali, nel 1991 approda in Rai, dove, fino al 2001, collabora in qualità di autore e inviato. Lavora ai programmi televisivi Parte Civile, Chi l’ha visto?, Confini, 8262, Indagine, seguendo importanti casi di cronaca, tra i quali l’omicidio di Simonetta Cesaroni, Elisa Claps e di Maurizio Gucci, la banda della Magliana, la strage di Ustica, la banda della Uno bianca, il caso di lady golpe Donatella Di Rosa, la morte della contessa Francesca Vacca Agusta e le sparizioni di Emanuela Orlandi e d Denise Pipitone. Dal 2001 al 2008 è direttore responsabile dei canali satellitari di Unire Tv, poi autore e inviato Rai per i programmi Cominciamo bene, TeleCamere, TeleCamere Salute e Chi l’ha visto?. Serena Mollicone scomparve da Isola Liri il primo giugno del 2001. Due giorni dopo, una squadra della protezione civile trovò il corpo della studentessa in un boschetto. Aveva le mani e i piedi legati, un sacchetto di plastica le avvolgeva la testa, e una ferita vicino all’occhio provocata da un colpo violento che non poteva averla uccisa. Serena era morta dopo una lenta agonia ed era stata portata nel bosco poche ore prima del ritrovamento. La caccia all’assassino e ai suoi complici è ancora aperta. Quello scritto da Pino Nazio”, ha commentato Guglielmo Molicone, “è il primo libro sulla storia di Serena, sulla sua personalità, sulla sua vita, sulle orribili vicissitudini che l’hanno inghiottita. Finalmente un libro che va incontro alla verità, e non favorisce depistaggi come è stato per tutti quelli pubblicati finora. Nessuno degli autori precedenti ha rappresentato veramente ciò che era Serena e ciò che ha significato per la comunità di Arce. È come se la morte di Serena avesse liberato energie, in un paese dove i giovani morivano di droga e dove imperava la corruzione. Una morte che è stata una sorta di purificazione collettiva”.

Mosaico a tessere di sangue di Stefano Di Marino :Fine  estate, litorale pontino. Un poliziotto,ferito nel corpo e nello spirito, serial  killer in fuga, una ‘strana coppia femminile’, un attempato playboy, una famiglia felice. Tutti in un albergo, l’unico ancora aperto in un panorama incantato e inquietante. Poi, improvvisa, esplode una violenza folle, devastante, dalla quale non si può fuggire. Ma non è un caso se sono tutti lì e, come in un mosaico, prende forma un piano di vendetta lucido e tagliente come una lama di rasoio. E il poliziotto è costretto a usare il cervello, la sola arma che ha, per risolvere il mistero e salvare la pelle. Da uno dei più celebrati maestri della spy story italiana e del romanzo d’avventura un thriller teso e avvincente, che inchioda il lettore fino all’ultima riga.

Il ritorno del camerata di Pierluigi Felli: Sante Corbara, detto Barabba, mercenario bianco caduto nel 1981 in Rhodesia, attuale Zimbabwe, per mano del condottiero nero Otto Pezzi, dopo quarant’anni esce dal coma e torna a casa. Latina, la sua città, è irrimediabilmente cambiata, e ancor di più la vicina Sabaudia, che è divenuta un Sultanato indipendente, in mano ai Sikh e abitato esclusivamente da extracomunitari. Cosa accadrà quando gli estremisti di destra dell’Esercito dei 100 Samurai, i lealisti del F.E.R.T., i tradizionalisti cattolici della Lacrima Christi e i padani della Serenissima Flotta decideranno di volerla liberare dallo straniero, riconsegnandola di conseguenza al Fascismo che l’ha fondata, ai monarchici che vi si rispecchiavano nel nome e ai nipoti di quei veneti che per primi l’hanno abitata? Barabba, oramai sessantenne, avrà la forza e soprattutto la convinzione ideologica per schierarsi ancora nella nuova battaglia che si sta profilando all’orizzonte? E poi come si comporteranno Sandokan, Yanez, Tremal-Naik (anzi Tremal-Nike…) e tutte le Tigri della Malesia che hanno occupato Sabaudia eleggendola a Nuova Mompracem? Dietro l’elemento surreale di quest’impossibile avventura, l’autore – che dimostra di conoscere a memoria l’intero ciclo dei pirati di Salgari – inserisce serietà e arguzia nel saper cogliere i reali mutamenti di una società, che da italiana e cattolica sta diventando sempre più multietnica e interreligiosa.

Venga pure la fine di Roberto Riccardi: La giustizia internazionale è un’importante frontiera della civiltà moderna: la via perché davvero, come vuole fin dal 1948 la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, tutti i cittadini nascano “liberi ed eguali in dignità e diritti”. Il romanzo Venga pure la fine di Roberto Riccardi, che muove dalla sospetta ingestione di farmaci nocivi da parte di un criminale della guerra in Bosnia, sulla quale indaga un ufficiale italiano, affronta il tema con il ritmo proprio di un noir, uno stile narrativo contemporaneo e il realismo di chi conosce la materia. Perché Riccardi, colonnello dell’Arma, l’uniforme delle missioni di stabilizzazione l’ha indossata due volte, la prima in Bosnia e la seconda nel Kosovo. La tragedia dei Balcani, nel libro, è occasione per riflettere sugli orrori dei conflitti e sull’eterna giustificazione dei carnefici: “non ho fatto che eseguire degli ordini”. Saranno i due protagonisti, il tenente Rocco Liguori e il colonnello Milan Dragojevic, a confrontarsi su questo assunto, e lo faranno a colpi di Elsa Morante e Ivo Andrić, dei quali hanno letto gli stessi testi per giungere a conclusioni diametralmente opposte. Sullo sfondo, fra una Sarajevo devastata e L’Aja sede del Tribunale penale per i crimini commessi nella ex-Yugoslavia, il ruolo del nostro Paese, sempre in bilico nel difficile equilibrio fra il rispetto della propria Costituzione e gli obblighi imposti dalle varie Alleanze. Roberto Riccardi è colonnello dell’Arma e direttore della rivista Il Carabiniere. Ha lavorato per anni in Sicilia e Calabria e ha comandato la Sezione antidroga del Nucleo investigativo di Roma svolgendo indagini in campo internazionale. Ha esordito nel 2009 con Sono stato un numero(Giuntina) a cui è seguito il thriller Legame di sangue (Mondadori, 2009), il romanzo storico La foto sulla spiaggia (Giuntina, 2012) e il giallo I condannati (Giallo Mondadori, 2012). Per le Edizioni E/O è uscito nel 2012 Undercover.


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