Pisterzo: sulla Valle dell’Amaseno la perla degli Ausoni

Pisterzo: sulla Valle dell’Amaseno la perla degli Ausoni
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L’odore tipico del fuoco appena acceso, il fumo che esce dai comignoli delle case in pietra, i caratteristici vicoli che s’inerpicano su per il paese. Questo è l’inverno a Pisterzo. L’immagine del classico borgo medievale arroccato sui monti. Parliamo della zona montuosa degli Ausoni, dove, dai sui 466 metri s.m.l. Il paesino sovrasta la valle dell’Amaseno. Tranquillità, natura e atmosfera familiare sono i segni distintivi di Pisterzo. Il piccolo agglomerato urbano si forma gradualmente tra XI e XII secolo accanto a Prossedi, ma in una posizione diversa rispetto a quella attuale, riconoscibile nella zona della “Torre di Pineis”. Oggi si mostra con la curiosa, quanto caratteristica, forma a ferro di cavallo che si riconosce perfettamente con una visione dall’alto. Non raggiungono il centinaio gli abitanti effettivi di questo paesino, che si apre come uno scrigno e si riempie durante il periodo estivo, quando la popolazione raggiunge numeri incredibili, ospitando vacanzieri che vengono a godere del fresco e della pace di questa zona. Si tratta per lo più di canadesi, che scelgono di trascorrere le vacanze estive in quelle che furono le case dei nonni e bisnonni. Il fenomeno dell’emigrazione, infatti, fu preponderante all’inizio del secolo scorso e in molti da qui si spostarono in diverse parti del mondo. Il Canada fu una delle mete preferite e ancora oggi vive a Toronto la più grande comunità italiana della nazione. Nessuno ha quindi dimenticato le proprie origini e le radici che affondano in queste terre. Il 18 dicembre del 2010, durante la notte, un violento temporale si abbatté sul paese. Fulmini e saette furono causa d’ingenti danni che coinvolsero la condotta idrica, l’impianto d’illuminazione pubblica e gli impianti elettrici delle abitazioni private. Comprensibilmente l’intero paese fu sconvolto. Il campanile della Chiesa di San Michele Arcangelo, nella pisterzo2piazza storica, fu completamente distrutto. Elemento d’interesse per i “forestieri” e luogo di aggregazione per gli abitanti, questa Chiesa costituisce da sempre un punto fermo nel paese. Il famoso campanile è oggi completamente ricostruito grazie agli sforzi dell’intera cittadina, ma anche per l’intervento degli stessi italo-canadesi che dal Nord America si preoccuparono ed occuparono del restauro. Si torna dunque al legame con il territorio che non si spezza neanche a distanza di molti anni e migliaia di chilometri. Del resto le tradizioni a Pisterzo sono di casa! Tra le più antiche si scopre così quella della “banda musicale”, un grande motivo di orgoglio, che nel giugno di quest’anno ha festeggiato i suoi primi cento anni di attività. Famosissima è la “Sagra delle sette Minestre”. Un vero e proprio evento realizzato grazie all’impegno delle massaie locali che, in un’atmosfera festosa, si dilettano nella preparazione della classica zuppa di pane raffermo, condita con i prodotti tipici della tradizione lepina: fagioli, cotiche, cipolle, ceci, lenticchie, fave e broccoletti. Tutti i piatti, serviti su grandi tavolate all’aperto, vengono benedetti e distribuiti a coloro che numerosi affollano le stradine di ciottoli. Musica, canti, balli e lotterie in un’atmosfera di festa. Il nome di Pisterzo ha una storia piuttosto controversa e nel tempo vi sono state associate diverse origini e significati. Da Bisterzo a Pistercio fino a Pistezzo. Quale la strada da seguire? Il documento più antico lo riporta come “Prius Tertium”, tradotto letteralmente “il primo dei tre”. Si tratta forse del primo dei tre castelli fondati nella vallata dell’Amaseno, ipotesi più che probabile. Nel paese in molti lo rimandano invece alla leggenda per cui, dopo ben due distruzioni, il paese fu ricostruito per la terza volta, proprio nella posizione attuale in cima alla montagna. Lasciando da parte l’etimologia controversa, sono lo splendido paesaggio, la tipica atmosfera familiare e l’aria frizzante di montagna che rendono questo piccolo borgo un piccolo rifugio indimenticabile.


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