Rome Handpan Fest: un successo travolgente nella Città Eterna

Musica, emozioni e connessioni profonde hanno infiammato il cuore pulsante di Roma con la seconda edizione del Rome Handpan Fest, tenutasi domenica scorsa nella suggestiva cornice della Città dell’Altra Economia, all’interno del Testaccio Village. L’evento, inserito nel programma culturale del Testaccio Estate, ha confermato tutto il suo potenziale grazie alla direzione artistica di Enrico “Wekerù” Caruso (fondatore della Handpan School Roma) e Luca “Hang” Bertelli, musicista e artigiano di handpan da quasi vent’anni. Ad aprire le danze anzi, le vibrazioni, ci ha pensato l’unica Rome Handpan Orchestra, diretta da Caruso. Trenta elementi, una sincronia che ha dell’incredibile, un sound che cattura e trascina, anche chi dell’handpan aveva solo sentito parlare. È stata l’incipit perfetto per una giornata da ricordare. Sul palco si sono alternate storie, percorsi e visioni. Tommaso Varriale ha portato il pubblico in un viaggio intergalattico con i suoi blesspan, accompagnato dalla danza magnetica di Chiara Shireen. Federico Capodiferro, con il suo groove tra rhythm & soul e scale hijaz, ha fatto risuonare l’anima di mondi lontani. E poi Salvatore Perrone, che ha fatto una scelta di vita radicale: ha lasciato la cucina per suonare in strada, tra montagne, piazze, mari. La sua musica si fonde con i luoghi, con le persone. E la sua etichetta, La Ricetta del Cambiamento, racconta proprio questo, cucinare e suonare per trasformare sé stessi e chi si incontra. Caruso, il maestro, è salito sul palco con la solita intensità. Non si risparmia mai. C’è tecnica, certo, ma soprattutto un’energia che sembra attraversarlo e poi esplodere nell’aria. Ogni nota, ogni ritmo, è anche un omaggio silenzioso al suo mentore Jack Tama, a cui dedica ogni concerto. Lo si sente, anche se non lo dice. Il momento forse più tenero, e insieme potente, è arrivato con Leo, 11 anni. Ha comprato il suo primo handpan coi risparmi del compleanno, contattando personalmente Luca Bertelli. Domenica è salito sul palco, con la semplicità e la forza di chi crede davvero in quello che fa. Il pubblico è rimasto incantato. Il futuro dell’handpan è già qui, e ha un nome. L’emozione è proseguita con Eliseo Paniccia, in arte EliAlchemy, che costruisce i suoi strumenti con materiali di scarto. L’handpan, in questo caso, diventa rinascita. Suoni che raccontano di un altro possibile, dove ciò che viene scartato diventa bellezza e musica. E ancora, Simona Conti, con un’esibizione che sembrava danza sulle note. La scuola di handpan di Napoli, che ha fatto vibrare Roma con Alex Nucciotti e Vito Ferlotti (ParthenoPan). Piero Pellegrini, alias Vola Oscar, arrivato da Marsala, con la testa tra le nuvole e i piedi ben saldi nella sua terra, dove suona tra saline e delfini. Il ricavato del suo

disco “PanPeter & Friends” andrà per costruire una casa a Gecyl, una bambina filippina in condizioni estreme. Anche questo è musica: costruire, unire, aiutare. Un altro momento speciale c’è stato con la giornalista Rosalba Grassi, che ha portato in scena “La Canzone del Serengeti”, racconto tratto dal libro “Handpan e altri racconti” di Antonio D’Onofrio. Con la maestra Laura Pace a suonare dal vivo, la storia del Masai Chewe, che trasforma la lancia in handpan, ha toccato corde profonde. Perché, in fondo, l’arma più potente è sempre una canzone. E poi lei, la special guest, Mar Loi. Direttamente dalla Spagna, con un’anima canaria e lo sguardo curioso di chi attraversa l’Europa con uno strumento e tanta voglia di condividere. La sua musica è stata un viaggio, dai momenti meditativi a quelli carichi di groove e coinvolgimento. Un modo diverso di raccontare sé stessi. Un modo potente di arrivare agli altri.Il Rome Handpan Fest non è solo un festival, è un luogo d’incontro, di crescita, di scoperta. Un’esperienza che unisce persone diverse, stili differenti, ma un’unica grande passione: quella per l’handpan, strumento che vibra con il cuore.