Riscrivere la storia: Centro donna Lilith in marcia con Libera

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Sfileremo con il nostro striscione, sabato prossimo, alla manifestazione nazionale promossa da Libera per testimoniare il nostro NO ad una cultura, quella mafiosa, che produce non solo morti, ma uccide le speranze, togliendoci libertà e voglia di immaginare un futuro diverso. Saremo presenti, oltre la semplice ma necessaria testimonianza, perché crediamo che solo insieme si possa scrivere una nuova storia, per donne e uomini, ragazze e ragazzi, bambini e bambine. Tante mani, unite, per scrivere una storia diversa. La nostra Associazione ha, però, una motivazione in più per essere in piazza: la prima settimana di marzo, mese in cui ricade la Giornata Internazionale delle Donne, ha visto un riacutizzarsi di femminicidi, cioè di uccisioni di donne in quanto donne che si sono ribellate ad una vita di violenza che negava loro libertà e la possibilità di immaginare un futuro diverso per loro e per le loro figlie e i loro figli. Anche l’odioso attentato alla nostra casa rifugio, un luogo che da 11 anni ospita donne anche con minori, in pericolo di vita per gravi e ripetute violenze perpetrate nelle pareti domestiche, è un attacco a chi non vuole essere più vittima, ma sceglie di ribellarsi e di intraprendere un percorso per ricostruire la propria vita, senza paura, senza violenze, per un futuro in cui abbiano posto la sicurezza, il lavoro e anche la possibilità di agire desideri. Ma l’impegno della nostra associazione non si fermerà davanti a queste intimidazioni, sappiamo quanto è importante e delicato il lavoro continuo di contrasto alla violenza di genere svolto quotidianamente con competenza e passione dalle nostre operatrici antiviolenza. Ne sono testimonianza i numerosi attestati di solidarietà che ci sono pervenuti sotto le più svariate forme sia dalle istituzioni che da persone a noi vicine da sempre e che qui ringraziamo. L’omertà di chi gira la testa dall’altra parte, sia davanti a comportamenti criminali sia davanti ai segni evidenti di lividi e percosse, l’indifferenza di chi non vuole vedere o ascoltare la sofferenza e il dolore, il silenzio e l’isolamento in cui le vittime sono costrette, sono il frutto di una stessa cultura che alimenta i comportamenti mafiosi, che giustifica con il termine di “delitti passionali” il femminicidio, ma anche di chi pensa che contro la mafia e la violenza nulla si possa fare. Noi, invece, siamo tra chi, donne e uomini, vogliono cancellare questa storia di sopraffazione, di lutti, di negazione dei diritti e voglio unirsi per scrivere una nuova storia contro le mafie contro il femminicidio.


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