Arriva il Garante Dei Rifugiati

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Il Lazio prima regione italiana ad istituire questa innovativa figura a tutela degli immigrati. Il problema immigrazione tuttavia persiste e sono ancore poche le risposte dello Stato. Fra Latina, Sezze, Norma, Roccagorga e Maenza almeno 15 le case che ospitano i rifugiati politici.

I rifugiati ospitati nel Lazio avranno un garante per i loro diritti. La Giunta regionale ha approvato una proposta di legge, che ora passerà al vaglio del consiglio regionale, per l’istituzione del Garante dei diritti dei rifugiati e delle persone bisognose di protezione internazionale o umanitaria. La Regione sarà la prima in Italia a istituire per legge una figura di riferimento per la difesa di tutte le persone che fuggono ogni giorno da miseria, fame e violenze di ogni tipo.

immigrati a LampedusaIl “Garante dei diritti dei rifugiati e delle persone bisognose di protezione internazionale o umanitaria” svolgerà la propria attività in piena autonomia rispetto agli organi della Regione e l’incarico sarà a titolo gratuito. Per l’Assessore alle Politiche sociali, Rita Visini “il Garante sarà uno strumento fondamentale per assicurare concretamente e non solo sulla carta il diritto d’asilo a chi arriva nel nostro Paese per sfuggire alla guerra o alle persecuzioni, con interventi d’inclusione sociale e d’integrazione. La tragedia di Lampedusa deve aprirci definitivamente gli occhi: verso queste persone abbiamo il dovere dell’accoglienza e del rispetto di quei diritti fondamentali che sono calpestati nei Paesi di origine. Il Garante avrà un potere di vigilanza concreto, potrà verificare le condizioni di vita dei rifugiati nei centri d’accoglienza e soprattutto, si accerterà che i finanziamenti erogati dalla Regione Lazio, siano utilizzati correttamente sul territorio”. Intanto sull’isola resta l’emergenza, nonostante la tragedia dei primi di ottobre, le immagini e le interviste diffuse dalle reti nazionali, proseguono gli sbarchi. Giuseppe S. operatore turistico a Lampedusa ci racconta: “L’isola è un centro di prima accoglienza, negli ultimi quindici anni abbiamo imparato a convivere con il fenomeno degli sbarchi, c’è da sottolineare che, quando i barconi arrivano, non attraccano qui, ma le autorità competenti effettuano dei veri e propri ripescaggi, a molte miglia dalla costa, poi gli immigrati vengono portati sull’isola, nel nostro centro di prima accoglienza (da qualche tempo anche a Malta e ad Agrigento) dove possono, o meglio dovrebbero, restare solo pochi giorni ma a volte, restavano e restano molti mesi, creando disagi e complicazioni, prima di essere trasferiti. A Lampedusa viviamo l’immigrazione come un fatto normale, l’integrazione fa parte della nostra quotidianità, anche se a volte ci sentiamo decisamente in inferiorità numerica, c’è stato un periodo in cui gli immigrati erano diecimila e gli abitanti meno della metà. Dopo l’ultima tragedia, nell’isola c’è sconforto e rassegnazione, io invece, mi auguro che si faccia presto qualcosa, o meglio che il Governo Centrale si renda conto che non si può vivere eternamente in una situazione di emergenza e, di conseguenza spero che si riescano a concretizzare dei progetti e degli interventi definitivi, in modo da dare agli abitanti di Lampedusa, isola bellissima per trascorrere le vacanze, delle risposte certe affinché le cose comincino a cambiare, sul serio”. I centri di seconda accoglienza, per far fronte alla richiesta, sono molti, secondo il rapporto Caritas Migrantes, gli stranieri residenti nel Lazio sono circa 500.000, l’8,8 % della popolazione residente totale, così ripartiti per province: Frosinone 20.823, Latina 34.306, Rieti 10.901, Roma 405.657, Viterbo 26.253. Rispetto all’età media della popolazione laziale, gli stranieri immigrati sono più giovani e con una maggiore propensione all’imprenditorialità.

La provincia di Latina è, per caratteristiche socio-economiche, naturale attrattore d’immigrati. Ad esempio, la vocazione agricola di ampia parte del territorio pontino e le coltivazioni intensive in buona parte di esso, coniugati all’ormai cronico allontanamento dei nostri giovani dal lavoro dei campi, rendono necessaria la

presenza d’immigrati per dare continuità produttiva alle aziende pontine.

Caterina Nkeng avvocato, mediatore interculturale, è arrivata nel nostro paese nel 2001 come rifugiato politico, lavora nel centro di accoglienza Karibù. E’ stata una delle poche fortunate, arrivata con un volo a Fiumicino, ha chiesto asilo politico ed è stata portata in una delle tante case di accoglienza. Fra Latina, Sezze, Norma,

Roccagorga, Maenza ed altri piccoli centri, sono circa quindici le casa rifugio nel nostro territorio, dove si “vive” tutti insieme e si dorme anche in quattro in una stanza. Caterina chi racconta: “ Sei obbligato a lasciare il tuo paese, diventa una questione di vita o di morte, o muori lì senza nessuna possibilità di migliorare o tenti la fortuna e speri di arrivare vivo in un’altra terra. Poi quando sei qui, ti senti una straniera e nel tuo paese non sei nessuno, il sogno degli immigrati, dei rifugiati è di diventare una persona. Nel nostro paese le dittature ci privano della libertà, il nostro sogno è di tornare nella nostra città e poter lavorare, aprire degli ospedali, curare la nostra gente, lavorare la nostra terra, solo questo, secondo me potrebbe essere un aiuto concreto, senza un governo, alienando gli uomini, la gente continuerà a scappare, anche a costo della vita tanto restando, comunque sarebbe persa”.

di Luisa Belardinelli

 


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